Acquisto vendita compro vendo quadri 7 Giorgio Dario Paolucci
Se avete una o più opere di Giorgio Dario Paolucci che volete vendere telefonate al 0423/723110 o contattate studiomondi@tiscalinet.it
Giorgio Dario Paolucci,
abbandonato il liceo per studiare come autodidatta, sebbene viva a Venezia per
lungo tempo, alternando viaggi in Italia e all'estero studiando le varie etnie,
è a Castelfranco che concentra il suo lavoro e da dove si fa conoscere
internazionalmente; la sua lezione artistica è stata, e lo è tutt'oggi, una
delle più alte e sentite tra quelle che, autoctone o no, la città ha visto nella
prima parte della seconda metà del nostro secolo. La sua forte e sonora
personalità artistica ha rappresentato anche per alcuni pittori locali un
importante punto di riferimento e di partenza, talvolta, spesso, però non
compresa in tutto nella sua portata. La sua attività inizia nel primo
dopoguerra, da principio timidamente, poi in maniera sempre più forte e
schietta, legata strettamente alle più giovani e rappresentative personalità
attive nel cenacolo veneziano; cenacolo di giovani aperto sostanzialmente, e
finalmente, a tutto, vuoi perché essi stessi cercavano direttamente un dialogo
di vasta apertura culturale attraverso contatti proficui e fruttuosi con le più
importanti voci ed esperienze artistiche dell'epoca, vuoi perché la città
continuò come sempre ad essere un richiamo per artisti italiani e stranieri,
grazie anche all'istituzione Biennale. Tra i giovani, allora, vi erano, con
molteplici sfumature e differenze, due principali filoni espressivi: quello dei
"figurativi" e quello degli "astrattisti". Filoni in continuo conflitto, ma che
non potevano prescindere uno dall'esistenza dell'altro. Paolucci fu sempre
fedele al figurativo, anche nelle sue composizioni più allucinate e, la sua
poetica, in continuo contatto e rapporto con la natura. Natura che va intesa nel
senso dell'essere un tutt'uno con l'uomo. Quella natura rurale veneta antica,
atavica, ancestrale, che per secoli l'uomo ha modificato ma, nell'inseparabile
sofferto e sudato rapporto, ha modellato e formato l'uomo stesso. In questo
senso Paolucci coglie uno dei caratteri più profondi e rappresentativi della
civiltà veneta; di quella civiltà veneta che s'è sempre occultata dietro alle
glorie della Serenissima, ma che al raggiungimento di quelle glorie ha
contribuito senza sosta quale parte silenziosa e discreta, impossibile da
scindere da quella che fu, per secoli, la Repubblica veneta. Il rapporto tra
uomo e natura aveva trovato in passato vertici assoluti di armonia, di
equilibrio e di rispetto reciproco scaturiti grazie a quella pax del buon
governo che aveva dato origine, tra le altre cose, al fenomeno unico ed
irripetibile quale fu quello delle ville venete, dell'architettura-natura delle
creazioni del Palladio e dei "palladiani", della solarità e della sontuosità
delle pitture del Veronese e dei "veronesiani", del <<dialogo di villa>>.
L'armonia tra uomo e natura fu uno dei vertici più alti toccati dalla cultura
veneta. Paolucci reagì da subito ai tradizionali accademismi oramai stantii e
decaduti. Percorse con convinzione la strada dell'espressionismo figurativo e
realistico, nel quale sono ravvisabili precisi rimandi alle lezioni dei grandi
maestri storici e di quelli contemporanei; lezioni che gli son servite per dar
vita ad un linguaggio forte, cromaticamente violento, gestualmente talvolta
addirittura offensivo, ma sempre originalmente e personalmente veneto. Perché?
La pittura di Paolucci, come in questo bello ed inquietante dipinto del 1948
ca., descrive il paesaggio non nella mimesi, che è quasi un pretesto, ma nella
sua tradizione storica che va irrimediabilmente ed ineluttabilmente scomparendo.
Le sue opere stanno agli antipodi dei raggiungimenti della grande pittura veneta
del Rinascimento, ma da quelli discendono per via diretta. Sotto sotto, il
linguaggio è lo stesso, traspira lo stesso sentimento, lo stesso amore, solo che
non può più essere come un tempo testimonianza di armonia e di sintonia; il suo
lessico deve adesso per forza di cose testimoniare la crisi profonda di un mondo
in agonia. In questo sta l'espressionismo violento della pittura di Paolucci. La
sua poetica è una denuncia urlata e sofferta di una civiltà in via di
estinzione, di una civiltà veneta dell'entroterra che sopravvive solo in alcuni
aspetti, non in tutti, di un mondo rurale che miracolosamente, come uno spettro,
può ancora essere scoperto incontaminato, genuino; di un mondo che sopravvive
nei lineamenti e nelle espressioni di certi volti scalfiti e modellati dalla
fatica, di certi interni di case e di chiese, di certe "stregonerie" popolari.
Paolucci, in questo senso, è stato e rimane l'unico artista veneto a rivendicare
l'essenza più profonda della nostra cultura legata alla natura in quanto
tutt'uno con essa, nella vera tradizione della natura veneta, ed egli, di nobili
origini, nella sua giovanile violenta e totale ribellione al nuovo conformismo,
si trovò a combattere per la propria terra con lo spirito più nobile ed antico.
Forse, sempre in questo senso, deve essere letto anche il suo ritiro campestre
(ritiro che risale al 1966, dopo la sua ultima partecipazione alla Biennale
veneziana, in cui espose opere che riassumevano i noti "interni" ed "esterni"
della nostra civiltà scomparsa), dove, come un eremita dell'arte chiuso nella
sua roccaforte, ha continuato in silenzio la sua ricerca verso la propria
esperienza di inesauribile perfezione.
(tratto e
modificato da: Marco
Mondi
http://www.museocastelfrancoveneto.tv.it/artisti/183.htm).
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Lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni, galleria d’arte ed antiquariato di Castelfranco Veneto, propone in vendita dipinti antichi (del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, del Settecento – del XV secolo, del XVI secolo, del XVII, secolo, del XVIII secolo – del ‘400, del ‘500, del ‘600, del ‘700) e dipinti moderni (dell’Ottocento – del XIX secolo - dell’800 – fino ai primi decenni del Novecento – del XX secolo - del ‘900) con particolare attenzione per i pittori veneti e, soprattutto, per i pittori veneti legati al territorio di Castelfranco Veneto. Tra questi, artisti come Noè Bordignon, Vittorio Tessari, Romolo Tessari, Bruno Gherri Moro, Luigi Serena, Luigi Cima, Teodoro Wolf Ferrari, Francesco Sartorelli, Giuseppe Vizzotto Alberti, Enrico Vizzotto Alberti, Zaccaria Dal Bò, sono quelli di cui lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni principalmente s’interessa. Pur non trattando prevalentemente arte contemporanea, lo Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni acquista e vende anche quadri di pittori contemporanei legati al territorio di Castelfranco Veneto, come, ad esempio, Giorgio Dario Paolucci. Pertanto, cerca e compra opere di Noè Bordignon, Vittorio Tessari, Romolo Tessari, Bruno Gherri Moro, Luigi Serena, Luigi Cima, Teodoro Wolf Ferrari, Francesco Sartorelli, Giuseppe Vizzotto Alberti, Enrico Vizzotto Alberti, Zaccaria Dal Bò, Giorgio Dario Paolucci, oltre, ovviamente a quadri di pittori antichi (del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, del Settecento – del XV secolo, del XVI secolo, del XVII, secolo, del XVIII secolo – del ‘400, del ‘500, del ‘600, del ‘700) e di pittori moderni (dell’Ottocento – del XIX secolo - dell’800 – fino ai primi decenni del Novecento – del XX secolo - del ‘900).
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Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 2 Vittorio Tessari
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 3 Romolo Tessari
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Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 5 Antonio Matteo Montemezzo
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Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 10 Noè Bordignon
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Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 32 Giuseppe Vizzotto Alberti
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Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 35 Enrico Vizzotto Alberti
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 36 Enrico Vizzotto Alberti
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 37 Enrico Vizzotto Alberti
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 38 Vittorio Tessari
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 39 Vittorio Tessari
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 40 Romolo Tessari
Acquisto vendita compro vendo dipinti quadri 41 Romolo Tessari
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Originariamente proveniente da un’illustre collezione veneziana, il dipinto qui
preso in esame di Giorgio Dario Paolucci, presenta sul suo verso un’etichetta
della Galleria San Fedele di Milano.
La galleria d’arte San Fedele di Milano era nata nei primissimi anni Cinquanta
del secolo scorso per iniziativa di Padre Arcangelo Favaro e, servendosi
dell’esperienza dell’allora già celebre critico d’arte contemporanea Giorgio
Kaisserlian, aveva lo scopo di promuovere un’attività espositiva che riservava
grande attenzione al mondo artistico giovanile, nel tentativo di valorizzare il
dialogo tra significati affettivi e significati simbolici della cultura
artistica del secondo dopoguerra in un ambiente di incontro e di riflessione tra
artisti, critici e pubblico. A tale scopo, fu istituito il Premio annuale San
Fedele che, nelle numerose esposizioni allestite, rappresentò un’importante
occasione di confronto alla quale parteciparono alcune tra le più significative
giovani personalità dell’epoca, soprattutto per quel che concerne l’ambiente
milanese e lombardo. L’etichetta, quindi, sul verso della tela di
Dario Paolucci Giorgio,
oltre ad attestare l’interesse del “cenacolo” milanese nei confronti del giovane
artista veneziano, con la data in essa riportata del 1953, ci conferma anche la
datazione dell’opera alla prima maturità del pittore, quando Giorgio Dario
Paolucci, che sin dalla fine degli anni Quaranta aveva dato prova del suo
precoce talento, mostra tutta la forte espressività artistica di una maturità
già raggiunta, sollecitata tanto dal fervente ambiente artistico veneziano del
primo dopoguerra, quanto da importanti suggestioni nazionali e, soprattutto,
internazionali, certamente giuntegli anche dalla visione delle opere esposte in
quegli anni alle Biennali veneziane. Dipinto, questo di
Giorgio Dario Paolucci,
di forte impatto emotivo che l’artista, come porterebbe a supporre
quell’etichetta, ha ben pensato di presentare a Milano quale suo punto di alto
raggiungimento qualitativo ed esempio sintomatico delle sue grandi capacità
esecutive. Realizzato con pennellate decise e violente, dalla forte connotazione
espressionistica, raffigura un paesaggio di campagna (forse della campagna nei
dintorni di Castelfranco) che vede la sua impetuosità gestuale, virulenta ed
aggressiva, delinearsi in un primo piano che pare impennarsi ai nostri occhi
nella profondità del sentiero che da sinistra penetra la profondità spaziale e
che ci introduce in una descrizione emotiva caratterizzata dal ritmo segmentato
degli alberi spogli, tra i quali si stagliano casolari e covoni vibrati con
veemenza nei loro cromatismi sotto un cielo azzurro terso, pur nel riverbero
autunnale, che ne esalta per contrasto l’intensità quasi drammatica del colore
sottostante. E’ un
Paolucci
Giorgio Dario
sincero ed emozionato; un
Giorgio Dario Paolucci
che sente ed interpreta la sua terra con un
ductus pittorico che gli giunge quasi
da una percezione “atavica” del vero senso e del vero valore della campagna
veneta. E’ un
Giorgio Dario Paolucci
che, nel linguaggio moderno e graffiante della sua schiettezza pittorica,
idealmente pare riagganciarsi a quel sentire la natura
nel senso del suo essere un tutt'uno con l'uomo: quella natura rurale veneta
antica, atavica, ancestrale, che per secoli l'uomo ha modificato ma,
nell'inseparabile sofferto e sudato rapporto, ha modellato e formato l'uomo
stesso. In questo senso Giorgio Dario Paolucci coglie uno dei caratteri più
profondi e rappresentativi della civiltà veneta del nostro entroterra e di essa
ne diventa “eroico” cantore; cantore di quella civiltà veneta che s'è sempre
occultata dietro alle glorie della Serenissima, ma che al raggiungimento di
quelle glorie ha contribuito senza sosta quale parte silenziosa e discreta,
impossibile da scindere da quella che fu, per secoli,
G. Dario Paolucci - Per avere informazioni su altre opere di Giorgio Dario Paolucci, contattare la Galleria - Dario Paolucci G. Si acquistano opere di Dario Paolucci Giorgio, dopo averne esaminato preventivamente le foto (Giorgio Dario Paolucci).